Il giorno della memoria
inserita il: 27/01/2024 16:47
Come ogni anno il 27 gennaio viene celebrato il giorno della memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto.
Ci sentiamo in dovere di sollecitare in quest’occasione una riflessione comune su questi temi.
È definito Olocausto l’assassinio di 6 milioni di ebrei e di molti milioni di altre categorie di cittadini in Europa attuato dalla Germania nazista e da suoi collaboratori, con una ferocia e una disumanità inimmaginabili negli anni della seconda guerra mondiale. L’obiettivo era affermare una nuova visione del mondo, che attraverso la pulizia etnica, il genocidio e forme di persecuzione nei confronti prima di tutto degli ebrei, ma anche dei rom disabili omosessuali, slavi comunisti, socialisti, massoni, ed altri, fosse in grado di determinare il nuovo ordine mondiale incentrato sul pangermanesimo e sulla supremazia della razza. Razza superiore, con il diritto di soggiogare, e se necessario sopprimere razze "meno nobili".
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz e si trovarono di fronte ad immagini di sofferenza e devastazione umana indescrivibili, frutto di un odio, una ferocia è una crudeltà che derivava dall’ideologia nazista. Dal 1933 al 1945 la persecuzione razziale e politica, la pulizia etnica e il genocidio, messe in atto dal regime nazista e dai loro alleati ha prodotto vittime in questa dimensione: ebrei 6 milioni, polacchi ucraini e bielorussi 3,5 /4 milioni, prigionieri di guerra sovietici 3 milioni politici 1,5 /2 milioni, jugoslavi serbi e sloveni 320.000 /350.000, rom 190.000 /300.000 , disabili 250/270.000 (fonte museo dell’Olocausto USA).
La persecuzione riguarda comunque anche tutti coloro che per motivi razziali, politici e religiosi come i rom omosessuali dissidenti subirono sorte analoga rientrando nei piani di sterminio e pulizia etnica dei campi di concentramento. Il giorno della memoria è utile a tutti noi, anche per ricordare per esempio che il fascismo in Italia è stato una delle fonti a cui si ispirato Hitler, ed ha poi collaborato con i nazisti per la deportazione degli ebrei e degli oppositori nei campi di concentramento.
Le leggi razziali italiane sono, in questo contesto, uno dei più infami prodotti dell’ideologia della discriminazione e del razzismo del nostro paese. È anche per questo che la nostra costituzione e le leggi italiane fissano il principio che nella Repubblica italiana non può essere ricostruito alcun partito fascista o un partito che possa rivolgere la sua attività riferendosi ai principi del fascismo. Ed è per questo che fissare il principio dell’antifascismo nel sistema politico- istituzionale del nostro Paese, è un’esigenza fondamentale di garanzia democratica. Ma il giorno della memoria ci dovrebbe aiutare anche a comprendere come la guerra, la violenza, il genocidio debbano essere banditi dall’esperienza umana per sempre.
E invece le atrocità i soprusi, le sofferenze che le guerre producono, sono ad oggi del tutto presenti in tante parti del mondo. Come in Ucraina, e poi in particolare in Palestina e Israele, dove cittadini ebrei hanno subito un atroce e aberrante attacco omicida di Hamas, che ha prodotto oltre 1000 vittime tra giovani e civili inermi, a seguito del quale però una violentissima reazione dello Stato israeliano sta massacrando decine di migliaia di palestinesi nella fascia di Gaza, in prevalenza bambini, giovani e donne altrettanto inermi e incolpevoli. Queste azioni sono talmente violente e devastanti da caratterizzarli come un vero e proprio genocidio, come emerso recentemente in sede delle Nazioni Unite.
È giunto quindi davvero il momento di cambiare, di far cessare le guerre e mettere in atto in Palestina, in Ucraina e in tante parti del mondo, dove sono i piedi conflitti e azioni violente sulle popolazioni, una nuova e decisa azione delle Nazioni Unite, della comunità internazionale, ma anche, per noi, soprattutto dell’Europa, perché prevalga sì un nuovo ordine mondiale, ma finalmente basato sulla convivenza pacifica, sulla logica della composizione dei conflitti e sulla trattativa, e non certo sull’economia del commercio delle armi e sui profitti, derivanti dalla ricostruzione post bellica, come purtroppo abbiamo visto accadere quasi sempre nella recente storia mondiale.